Intervista di Federico Colombo
“Per tutti questi motivi ho deciso di scrivere questo libro. Per stimolare la nostra creatività, per uscire dalla nostra zona di comfort e scoprire una sessualità molto più ricca e appagante, sia che abbiamo una vagina, un dicklit, un pene o qualsiasi altra cosa”.
( Da Club Godo, Una Cartografia del piacere di Jüne Plã)
Da quando ho cominciato a fare sesso a oggi la percezione del mio corpo è sicuramente cambiata: sono cambiato io come persona, sono più consapevole, più femminista e anche più rompipalle a sentire le persone che mi stanno accanto.
Con gli anni ho capito di avere una visione della sessualità e degli amplessi un po’ ‘deviante’ rispetto alla norma, diciamo ‘queer’, tanto per usare una parola che mi sta particolarmente a cuore.
Sicuramente, mi sono accorto presto dello scollamento tra il sesso come lo facevo io e il sesso che veniva rappresentato. Il porno mainstream ha iniziato a sembrarmi lontano dal reale, portavoce di una sessualità meccanica, finta, di plastica e anche il sesso al cinema e nelle serie tv mi appariva diverso dal sesso che facevo io.
Ovunque uomini e donne che godono all’unisono. Lui sopra di lei, lui dentro di lei (al massimo dietro di lei) e, sbam, gli orgasmi sincronizzati. Lui e lei vengono nello stesso momento, poi lui lo tira fuori e si accendono una sigaretta. Fine, stop.
Mi sono sempre chiesto se il sesso non potesse prescindere da queste dinamiche, se la penetrazione fosse davvero fondamentale, se gli unici punti erogeni del mio corpo si trovassero a ridosso dei genitali.
Quando, poi, il mio femminismo è diventato così profondamente radicato e io ho iniziato a vedere i danni del patriarcato in ogni dove, le mie domande hanno iniziato a farsi sempre più insistenti e ho scoperto che una sessualità più inclusiva, positiva e creativa era davvero possibile.
Una sessualità che prescindesse dai dettami eteropatriarcali, che desessualizzasse i genitali per eroticizzare l’intero corpo.
Club Godo. Una Cartografia del Piacere di Jüne Plã, edito da Ippocampo Edizioni, ha finalmente dato risposta a quesiti mai risolti, riscrivendo il nostro immaginario sessuale, proprio a partire dalla nostra anatomia, dai nostri genitali – che crediamo di conoscere ma non conosciamo mai – dalle nostre abitudini sessuali.
Con (auto)ironia e sagace schiettezza, l’autrice di Club Godo ci consiglia una serie di pratiche sessuali che esulano dall’atto penetrativo e che portano ad esplorare aree immacolate (LOL) della nostra sessualità, tabù che non riusciamo a scrollarci di dosso, tematiche scomodissime.
Dai peti vaginali allo squirting, dal period sex alle malattie sessualmente trasmissibili e poi ancora la dispaneuria e l’endometriosi, i segreti del cunnilingus perfetto e i sex toys imperdibili. Ma anche molto, molto più di questo.
Di questo libro ho amato la capacità irriverente di scardinare tutti i preconcetti, la luminosa attitudine rivoluzionaria. Una sessualità positiva è possibile per tutt*, a prescindere dal nostro sesso, dal nostro genere, dal nostro orientamento e dalle nostre anatomie.
Per tutti questi motivi, ho intervistato Jüne Plã e qui di seguito trovate il risultato di questa chiacchierata.
Ciao Jüne! Prima di cominciare ci tenevo a farti i complimenti per Club Godo. Una Cartografia del Piacere. È un libro bellissimo e ti ringrazio anche personalmente per averlo scritto, perché affronta una tematica che ritengo quanto mai urgente e che mi tocca da vicino.
Ciao, grazie a te! Lo so, riesco a toccare sempre molte persone (ridiamo, ndr).
La prima domanda che ti pongo è la seguente: quando hai capito che un altro tipo di sessualità, più libera, più inclusiva, più femminista e meno ingabbiata in dogmi patriarcali era possibile?
L’ho capito quando all’età di vent’anni ho conosciuto un uomo, Nicky, che mi ha aperto molte possibilità fino a quel momento precluse. Lui non era un uomo bellissimo e, a dire il vero, non era neanche il migliore amante del mondo: aveva problemi di erezione. Eppure, sapeva utilizzare benissimo altri strumenti, soprattutto le mani, e io da allora non ho mai più ritrovato la stessa intensità. È un po’ anche per lui, quindi, che ho pensato di scrivere questo libro.
Come scrivi anche tu nelle primissime pagine del libro il sesso è uno di quegli argomenti di cui pensiamo di sapere tutto. Club Godo ci insegna invece che la nostra conoscenza del sesso è limitatissima, spesso figlia di un pregiudizio e legata a informazioni parziali o addirittura totalmente errate. Sono moltissime le cose che ignoriamo, gli spazi del nostro corpo e della nostra sessualità che ancora non abbiamo esplorato. Secondo te, qual è il più grande problema che abbiamo oggi con il sesso? Qual è insomma il più grande ‘malinteso’, il più grande errore di valutazione?
Credo che il più grande problema riguardi la penetrazione, il fatto che ci concentriamo troppo sulla penetrazione, mentre tendiamo a ignorare tutto il resto. Accade – soprattutto nel sesso eterosessuale, ma non solo – che l’uomo raggiunga facilmente l’orgasmo, mentre la donna o, in generale, il soggetto penetrato molto meno.
Il testo, a mio avviso, è un grandissimo esempio di femminismo intersezionale e di inclusività: il linguaggio che hai deciso di utilizzare non esclude nessuna identità e rifiuti di adottare una logica binaria persino nel parlare di genitali. Per questo motivo “Club Godo” è sicuramente anche un testo politico, soprattutto perché i nostri corpi sono politici ed è politico il modo in cui li agiamo, il modo in cui facciamo sesso. Alla luce di ciò, in che misura, secondo te, il sesso può essere veicolo di liberazione dei sessi? Da cosa dobbiamo liberarci?
Senz’altro dobbiamo liberarci dalle norme che ci vengono imposte fin da quando siamo bambini/bambine, quando ci vengono dette delle cose e ci vengono spacciate per naturali, quando non sono affatto naturali. Io non lo trovo logico che ci siano dei costumi attribuiti sin dall’infanzia. Le possibilità che ci sono date sono potenzialmente infinite.
Non ci sono norme, non esiste la penetrazione come unica possibilità, non è vero che tutte le femmine hanno la vagina. Il mondo fortunatamente è più complesso di così, sennò sarebbe una tristezza infinita.
Abbiamo ancora moltissima paura di non essere normali, anche le domande che mi vengono poste dalle persone su Club Godo hanno spesso a che fare con questi timori. Abbiamo il diritto di avere reazioni differenti, desideri differenti.
Club Godo è pieno di consigli pratici per esplorare la propria sessualità (e quella altrui) in chiave non binaria, femminista, più libera. Vorrei chiederti un altro consiglio pratico adesso. Spesso è difficile all’interno di una relazione far conciliare due (o più) visioni della sessualità diverse. Quindi, come fare a convincere chi ha un’idea ancora molto “tradizionale” del sesso a esplorare, sperimentare e abbracciare una sessualità meno rigida, meno “eteronormativa”?
Chiaramente, non è possibile avere tutti la stessa visione del sesso. Questo è un problema abbastanza comune. Per provare a portare in superficie il problema basterebbe comprare il mio libro, per aprire uno spiraglio di conversazione su un tema così delicato. Nel 2020 siamo molto fortunati, perché siamo circondati da risorse che possono venirci in soccorso, che possiamo mostrare al nostro partner per provare a convincerlo. Tra queste anche il mio libro o il mio account Instagram, @jouissanceclub.
Ti piacerebbe che Club Godo, il progetto intrapreso con la tua pagina Instagram e con questo libro, si ampliasse?
Il mio sogno segreto è di abolire il Kamasutra, che è troppo concentrato su norme eteronoramative e penetrative. Quindi sì, direi che il mio progetto è proprio abolire il Kamasutra.
Vorrei concludere con una domanda che esula un po’ dal libro. Ho letto – correggimi se sbaglio – che sei anche character designer di videogame. A che punto siamo con queste tematiche nel mondo del videogaming? Quanta consapevolezza c’è intorno al femminismo, alla rappresentazione di corpi e di identità non conformi?
La situazione è stata finora piuttosto catastrofica. Siamo ancora soliti vedere guerrieri con armature gigantesche e guerriere che, se ci sono, sono ipersessualizzate, con seni molto prosperosi e bikini. Le donne nei videogame sono ancora molto stereotipate e immagini di questo tipo fanno male tanto alla femminilità quanto alla mascolinità. Nella mia agenzia lavorano molte donne e questo tema è quindi molto dibattuto. Potrà sembrare paradossale, ma anche io mi sono trovata a sbagliare e sono stata redarguita per aver realizzato dei corpi femminili un po’ troppo sexy. Trovo che ultimamente la situazione stia un po’ cambiando e ci sia desiderio di uguaglianza, è molto bello. Anche il pubblico di gamer, inoltre, non è più soltanto maschile. Le donne gamer sono sempre più numerose ed è anche per questo che qualcosa sta cominciando a cambiare.
L’invito è quello di leggere questo libro, di osservare attentamente le illustrazioni e i nostri corpi e, poi, di provare a sperimentare, a fare sesso come più ci piace senza aver paura di essere anormali, ma anzi per essere più felici, perché “il sesso è amore, che lo facciamo all’interno di una relazione stabile o che si tratti solo di una botta e via. Il sesso è condivisione e fonte di benessere. Piace anche ai tuoi genitori, tanto per darti l’idea…Il sesso è vita”.
Un grazie speciale a Jüne Plã, alla casa editrice tutta e, sempre per citare testualmente l’autrice, “a tutte le persone che mi hanno scopato”.
Tutte le immagini sono offerte per gentile concessione dalla casa editrice.